Archivi della transizione costituzionale

All'indomani del 25 luglio 1943 si era diffuso l'orientamento di ridare vita alle istituzioni liberali del periodo pre-fascista. Il 2 agosto dello stesso anno il Regio decreto-legge n. 705 scioglieva la Camera dei Fasci e delle Corporazioni e stabiliva che entro quattro mesi dalla fine della guerra si dovessero svolgere le elezioni per la nuova Camera dei deputati. Gli eventi bellici e politici successivi non consentirono la realizzazione di questo progetto ed evidenziarono la necessità di una complessiva revisione dell'intero assetto istituzionale. Con il decreto legge luogotenenziale 25 giugno 1944, n. 151, si stabiliva che alla fine della guerra si dovesse eleggere una Assemblea Costituente a suffragio universale diretto e segreto, per scegliere la nuova forma di Stato e preparare la nuova Carta costituzionale. Contemporaneamente il Presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi nominò i Presidenti della Camera e del Senato nelle persone di Vittorio Emanuele Orlando e Pietro Tomasi della Torretta, per sottolineare una ideale continuità tra l'antica Camera dei deputati e l'Assemblea che sarebbe

stata liberamente eletta sulla base della nuova Carta costituzionale. Inoltre, in preparazione di una assemblea elettiva che rappresentasse il Paese nei confronti del Governo e che assumesse il potere legislativo, ancora nelle mani dell'Esecutivo, si pensò di dar vita ad un organismo che, anche se non elettivo, affiancasse il Governo esprimendo pareri su questioni normative di particolare rilevanza. Con il decreto legislativo luogotenenziale 5 aprile 1945, n. 146, si istituì la Consulta nazionale. Questa fu un organismo tipico dei periodi di transizione, creata al fine di ovviare alla mancanza di organi parlamentari ai quali si poteva dar vita solo dopo la riorganizzazione dello Stato. La Consulta nazionale predispose, tra l'altro, la legge elettorale per l'Assemblea Costituente. Per quanto riguarda il suo funzionamento, la Consulta nazionale si avvalse dell'apparato amministrativo della Camera dei deputati la quale, anche se in misura ridotta, svolgeva una sua attività amministrativa attraverso il Segretariato generale. Le vicende politiche post-belliche trasformarono il quadro che era stato delineato in precedenza. Il decreto legislativo luogotenenziale 16 marzo 1946, n. 98, integrò e modificò il decreto n. 151 del 1944, affidando ad un referendum popolare la decisione sulla forma istituzionale dello Stato e aggiungendo che, qualora la maggioranza degli elettori votanti si fosse pronunziata a favore della Repubblica, l'Assemblea Costituente, come suo primo atto, avrebbe eletto il Capo Provvisorio dello Stato. L'archivio del periodo di transizione istituzionale comprende il gruppo di fondi Camera dei deputati: ricostituzione ed epurazione (1944-1947), Consulta nazionale (1945-1946), Referendum istituzionale (1946), Assemblea Costituente (1946-1948) e si pone quale anello di congiunzione fra le due grandi partizioni in cui è organizzato gran parte del patrimonio dell'Archivio storico della Camera dei deputati: Archivio della Camera regia (1848-1943) e Archivio della Camera repubblicana, a partire dal 1948. I fondi della Consulta nazionale e dell'Assemblea Costituente hanno una struttura complessa che riflette l'organizzazione e le funzioni tipiche delle assemblee legislative. Il fondo del Referendum istituzionale è costituito essenzialmente dai verbali delle sezioni elettorali relativi alle operazioni di voto del 2 giugno 1946. Il fondo Camera dei deputati: ricostituzione ed epurazione comprende gli incarti della Segreteria della Camera per il periodo 1944-1948, i verbali relativi alla Presidenza di Vittorio Emanuele Orlando (1944-1946), i verbali della Commissione per l'epurazione del personale della Camera. La struttura amministrativa della Camera funzionò per tutto il periodo di transizione quale apparato servente sia della Consulta che dell'Assemblea Costituente e per ognuna di esse curò la documentazione organizzandola in serie autonome e distinte (Consulta nazionale e Camera dei deputati) o unitarie (Assemblea Costituente).

  • Camera dei deputati: ricostituzione ed epurazione1944 - 1947

    Il fondo, articolato in due serie di diversa consistenza e valore documentale - Ricostituzione ed epurazione (1944-1947) e Incarti di Segreteria (1944-1946) -, comprende materiali relativi alla ricostituzione della Camera, avvenuta nel luglio del 1944 con la nomina del Presidente Vittorio Emanuele Orlando, alla sua attività nel biennio 1944-1946 ed all'attività della Commissione per l'epurazione del personale della Camera.

  • L'atto costitutivo della Consulta fu il decreto legislativo luogotenenziale 5 aprile 1945, n. 146: secondo l'articolo 1 essa esprimeva "pareri sui problemi generali e sui provvedimenti legislativi che le vengono sottoposti dal Governo". Tale richiesta di pareri, non vincolante per il Governo, era obbligatoria solo in materia di bilancio e rendiconti dello Stato, di imposte, salvo i casi di urgenza, e riguardo alle leggi elettorali.

    10 buste

    4 volumi

    4 registri

  • Il decreto legge luogotenenziale n. 151 del 25 giugno 1944, emanato dal governo Bonomi a pochi giorni di distanza dalla liberazione di Roma, stabiliva che alla fine della guerra sarebbe stata eletta a suffragio universale, diretto e segreto, un'assemblea Costituente per scegliere la forma dello Stato e dare al Paese una nuova costituzione.
    Successivamente il decreto legislativo luogotenenziale del governo De Gasperi (16 marzo 1946, n. 98) integrava e modificava la normativa precedente, affidando ad un referendum popolare la decisione sulla forma istituzionale dello Stato mentre il decreto luogotenenziale n. 99, sempre del 16 marzo, fissava le norme per la contemporanea effettuazione delle votazioni per il referendum e l'Assemblea Costituente, quest'ultima da eleggersi con sistema proporzionale (decreto legislativo luogotenenziale 10 marzo 1946, n. 74). La legge elettorale suddivideva l'Italia in 32 collegi elettorali, nei quali eleggere 573 deputati; non vennero tuttavia effettuate le elezioni nella provincia di Bolzano e nella circoscrizione Trieste-Venezia Giulia-Zara, i costituenti eletti furono dunque 556.
    La campagna elettorale fu assai vivace, e l'affluenza alle urne fu altissima: votò l'89,1 per cento dei 28.005.449 aventi diritto, per un totale di 24.946.878 votanti. Nelle votazioni per il referendum istituzionale prevalse la repubblica: i risultati furono proclamati il 10 giugno 1946 dalla Corte di Cassazione, e subito dopo il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi assunse le funzioni di Capo provvisorio dello Stato. I voti a favore della repubblica, dopo i controlli, risultarono essere 12.718.641, pari al 54,3 per cento dei voti validi; a favore della monarchia; si erano invece espressi 10.718.502 elettori, pari al 45, 7 per cento (verbale della Corte del 18 giugno 1946). Il 20 giugno 1946 la Corte Suprema di Cassazione consegnò in deposito alla Segreteria della Camera dei deputati i verbali relativi al Referendum, divisi per collegio e per provincia, in attesa di una definitiva sistemazione.
    Nonostante fosse stato individuato l'Archivio centrale dello Stato quale autorità competente per la conservazione, il materiale è rimasto sempre presso i locali della Camera. Negli anni 1996-1997 l'Archivio storico ha provveduto a riordinare la documentazione esistente recuperando circa 27.000 verbali sezionali ed un numero imprecisato di schede bianche e nulle.

  • La creazione di un'Assemblea Costituente era stata delineata sin dal 1944 nel decreto legislativo luogotenenziale 25 giugno, n. 151: in tale decreto si prevedeva che la forma istituzionale dello Stato sarebbe stata demandata ad un'apposita Assemblea "a tal fine eletta" dal Paese. I mutamenti intervenuti nel quadro politico postbellico trasformarono questa fisionomia delineata per la Costituente. Due sono infatti le vere carte di nascita dell'Assemblea Costituente: la prima è la legge elettorale politica 10 marzo 1946, n. 74, che dettava le norme per la sua elezione; la seconda è il decreto legislativo luogotenenziale del 16 marzo successivo, n. 98, nota come "seconda costituzione transitoria", che affidava alla diretta scelta popolare, da effettuarsi attraverso un referendum da svolgersi contemporaneamente all'elezione dell'Assemblea Costituente, la scelta sulla forma istituzionale dello Stato (articolo 1).

    143+1 buste

    6 volumi

    25+1 registri

  • Il 27 dicembre 1965 il Ministro della difesa, onorevole Giulio Andreotti, a seguito delle interrogazioni degli onorevoli Badini Confalonieri e Alatri sull'opportunità di pubblicare gli atti della Commissione di inchiesta governativa sulla mancata difesa di Roma, comunicò che copia di tali atti sarebbe stata trasmessa alla Camera. Ciò avvenne in data 4 gennaio 1966. Si tratta di copie fotostatiche degli atti della Commissione che operò tra l'ottobre 1944 e il marzo 1945 (la relazione finale è in data 5 marzo 1945) presso il Ministero della difesa, per accertare cause e responsabilità della mancata difesa di Roma.
    La Commissione era composta dal Sottosegretario alla difesa Mario Palermo, e dai generali Pietro Ago e Luigi Amantea. La documentazione conservata comprende la relazione finale e 5 buste di documenti allegati. Il fascicolo contenente le conclusioni della relazione non è firmato. Tre fogli autografi a firma di Emilio Lussu, inseriti all'inizio della prima busta di documenti, recano osservazioni sull'ordine delle carte e su alcune lacune della documentazione.
    bb. 5

    7 buste

    1 Documenti a corredo della Relazione da 1 a 40 2 Documenti a corredo della Relazione da 41 a 67 3 Documenti a corredo della Relazione da 68 a 107 4 Documenti a corredo della Relazione da 108 a 140 5 Documenti a corredo della Relazione da 141 a 190 6 Indice dei documenti (ARS); Elenco sommario di consistenza (Ufficio storico Stato Maggiore dell'Esercito); Relazione della Comm.ne - 5 marzo 1945; parte prima; parte seconda; annessi alla parte seconda; Indice progressivo dei nn. 190 documenti a corredo della relazione 7 N. 2 COPIE Indice generale, Relazione (parte 1 e 2) e annessi parte 2