Sino al 1868 l'istituto dell'inchiesta parlamentare non era disciplinato né dallo Statuto né da legge ordinaria. Non esisteva di conseguenza alcuna procedura codificata intorno al modo di proporre le inchieste, tanto che alcune furono deliberate dalla Camera senza l'esame preventivo degli Uffici. Solo nel 1868 venne introdotta l'inchiesta parlamentare nel regolamento della Camera (nel regolamento del Senato non vi era alcuna disposizione particolare per le inchieste), agli articoli 73-75, equiparandone la procedura a quella della presentazione delle proposte di legge di iniziativa parlamentare (art. 73). Elementi essenziali di tale procedura erano: la scelta dei componenti della Commissione tramite votazione per schede o tramite delega al Presidente da parte dell'Assemblea (art. 74) e l'obbligo di informare la Camera e chiedere la facoltà per le trasferte fuori sede della Commissione (art. 75). Nulla invece era detto circa i poteri della Commissione, la sua sfera di azione, i criteri per la sua composizione, i rapporti con l'Assemblea, le conclusioni e gli eventuali accordi con l'altro
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Per quanto il regolamento avesse, pur nella sua schematicità, individuato la procedura per la istituzione di una Commissione di inchiesta, più volte furono proposte e deliberate inchieste direttamente in Assemblea, mediante mozioni, ordini del giorno, risoluzioni etc. Si ricordano così la Commissione di inchiesta sul brigantaggio, deliberata nel Comitato segreto tenuto dalla Camera il 16 dicembre 1862; l'inchiesta sul corso forzoso dei biglietti di banca, deliberata con l'ordine del giorno dei deputati Corsi, A. Rossi ed altri, approvato nella tornata del 10 marzo 1868; con ordine del giorno fu altresì deliberata l'inchiesta sul macinato (o.d.g. Corbetta, approvato il 5 giugno 1871); sempre con ordine del giorno (Guicciardini, 21 marzo 1893) fu istituita l'inchiesta sulle banche.
Per quanto riguarda la necessità o l'opportunità di una legge generale, il Parlamento regio ha scelto di regolare di volta in volta l'esercizio del diritto di inchiesta in occasione della istituzione delle singole inchieste; ciò nondimeno sia la dottrina sia il dibattito parlamentare più volte si sono trovati ad affrontare il problema, ma il Parlamento regio non approvò mai una legge generale sulle inchieste.
Nel periodo del fascismo, il ruolo affievolito svolto dal Parlamento, specialmente nella sua funzione ispettiva, non registrò l'attuazione di inchieste parlamentari.
Le origini di questa Commissione risalgono alla discussione avvenuta nella tornata del 28 novembre 1862, allorché il Presidente Tecchio ricordò che il Presidente del Consiglio aveva ricevuto "un'estesa relazione del generale La Marmora in proposito su tutto ciò che riguarda il brigantaggio e i mezzi per vincerlo; che egli intendeva di depositare quella relazione sul banco della Presidenza ed a disposizione della Camera; che anzi faceva istanza perché la Camera volesse nominare una Commissione che esaminasse quella relazione, e quindi si facesse luogo ad apposita discussione in Comitato segreto".
Dopo l'approvazione, l'8 agosto 1868, della legge sulla Regìa cointeressata dei tabacchi, circolò sugli organi di stampa la notizia che alcuni deputati ne avevano ricavato un tornaconto personale, avendo essi delle partecipazioni finanziarie nella Regìa medesima. I giornali furono querelati e si svolse a Milano un processo che diede grande risonanza allo scandalo, tanto che la questione fu portata in Parlamento nel giugno del 1869.
La Commissione parlamentare d'inchiesta sulle condizioni morali ed economiche della provincia di Palermo fu istituita a seguito della proposta dei deputati Antonio Mordini, Giovanni Fabrizi, Agostino Bertani, Angelo Bargoni, Salvatore Calvino, Benedetto Castiglia, Lorenzo di Roccaforte, Francesco Crispi e Luigi La Porta.
La Commissione parlamentare d'inchiesta sulle rotte del Po venne nominata a seguito della deliberazione presa dalla Camera dei deputati nella tornata del 17 febbraio 1873. Il deputato Andrea Ghinosi aveva presentato il 15 gennaio precedente una proposta di apertura di un'inchiesta sulle inondazioni verificatesi nell'ottobre del 1872 nelle regioni del basso Po (CD, Atti parlamentari, leg. XI, sess. II, doc. n. 180).
L'inventario riguarda i documenti di due commissioni parlamentari, quella d'inchiesta sulle banche, comunemente definita "Comitato dei sette", costituitasi nel marzo del 1893 e presieduta da Antonio Mordini, e quella incaricata di prendere visione del piego depositato da Giovanni Giolitti, denominata "Comitato dei cinque", che è stata presieduta da Abele Damiani ed ha operato nel dicembre del 1894.
La Commissione parlamentare d'inchiesta sul corso forzoso dei biglietti di banca fu nominata a seguito dell'ordine del giorno presentato dai deputati Tommaso Corsi e Alessandro Rossi e approvato nella tornata del 10 marzo 1868
La legge 27 marzo 1904, n. 139 istituì una Commissione d'inchiesta con l'incarico di indagare sull'organizzazione e sull'amministrazione della Regia Marina (1), composta da 17 membri, di cui 12 di nomina parlamentare e di 5 di nomina governativa (2).
All'inizio dei lavori di riordinamento l'archivio della Commissione (1) era raccolto in 55 buste identificate propriamente quale Archivio della Commissione parlamentare d'inchiesta per le terre liberate e redente (2) e in 19 cartelle, costituite da documenti estratti dalle buste a fini di consultazione e mai reinseriti nella collocazione originaria.
La Commissione parlamentare d'inchiesta sulle spese di guerra, istituita con legge 18 luglio 1920, n. 999, fu composta da trenta membri, dei quali quindici deputati e quindici senatori.