Marcello Grabau

Nato a Firenze il 15 febbraio 1875 da una famiglia, "Nobile di Volterra e Nobile di Livorno", come recita il suo stato di servizio militare conservato presso l'Archivio storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, al termine del periodo scolastico, vissuto con grande impegno, Marcello Grabau, scelse il servizio militare come volontario per un anno, al termine del quale, il 3 ottobre 1894, fu ammesso a restare in servizio nel Regio Esercito, per terminare formalmente la carriera nel 1950 con la messa in congedo da Tenente Colonnello.

L'Europa viveva all'epoca in una condizione di completa pacificazione, del tutto ignara dal totale disastro che l'avrebbe colpita dopo la fine della decade seguente. Era il tempo che i francesi contraddistinsero con la denominazione di "belle époque", epoca in cui le grandi diseguaglianze risultavano palesi ma che tutta la società viveva all'insegna della spensieratezza e dell'ottimismo.

Dallo stato di servizio militare si apprende che Marcello Grabau concorse alla leva nella classe 1885 per essere assegnato al Reggimento Cavalleggeri di Foggia l'11 novembre 1896, Caporale il 30 aprile 1897, Sergente il 31 ottobre 1897, Sottotenente di complemento nell' esercito permanente nell' arma di cavalleria, effettivo al Distretto di Lucca nel 1898.

Dopo la promozione al primo grado della carriera di ufficiale, fu assegnato nel 1898 al Reggimento dei Lancieri di Montebello, ove fu successivamente promosso Tenente nel 1902 e Capitano nel dicembre 1910. Risale probabilmente a quel periodo il divertente episodio che lo riguarda come giovane e brillante Ufficiale di Cavalleria, comprensibilmente ambizioso di mostrare le sue capacità di esperto cavaliere. Privo di appoggio finanziario paterno ed alle prese col modesto stipendio che il Regio Esercito riconosceva ai suoi Ufficiali, Marcello Grabau soffriva del non poter gareggiare coi suoi Compagni d'Arme nei Concorsi Ippici che punteggiavano la loro vita. Sino a quando non capitò l'occasione tanto attesa: un meraviglioso purosangue inglese dal nome eloquente: Devil's Bit, "pezzo di diavolo", ad indicare un carattere estremamente bizzarro e suscettibile di allontanare gli interessati ad un acquisto.

Con le proprie scarse economie lo comprò, dedicò tempo e talento e prepararlo e finalmente, in un giorno memorabile, scese in pista in un concorso ippico importante. Devil's Bit fece onore al suo nome: volò letteralmente tutti gli ostacoli ma, giunto davanti all'ultimo, un "muro", non provò nemmeno a saltarlo: cercò di superarlo attraversandolo... Il coraggioso cavaliere che lo guidava chiese successivamente di essere posto in aspettativa nel 1909, per motivi di famiglia: effettivamente la sua vita stava per prendere un nuovo corso. Prima di quel momento felice un dramma aveva duramente colpito la sua famiglia.

Un fratello in Marina

Spinto ugualmente dalle necessità di operare mentre il capofamiglia attraversava un momento economicamente difficile, il fratello maggiore, Carlo, era entrato nella Regia Marina e, dall'Accademia Navale di Livorno, dopo una breve carriera, grandemente considerato per le sue qualità, fu nominato Comandante di una flottiglia di navi armate che nel 1907, lungo le coste della Somalia, sosteneva le tardive aspirazioni italiane volte a conseguire una presenza in ambito coloniale.

Le coste somale erano chiaramente sottoposte all'influenza mussulmana ed il Sultano aveva accettato la sudditanza all'Italia di un lungo tratto di costa, con il centro a Durbo, in prossimità del corno d'Africa. Incaricato di farla rispettare con mezzi limitati, Carlo Grabau aveva imposto ai paesi rivieraschi di innalzare la bandiera italiana; non ottenendone il rispetto, aveva aperto il fuoco contro quel paese. Rispondendo al fuoco col fuoco, i soldati del Sultano lo colpirono alla testa mentre i suoi marinai lo invocavano di porsi al riparo: invito che chiaramente rifiutò. Riportato in Patria, la sua salma ebbe solenni onoranze a Livorno ove giace, provenendo da una famiglia ancora di religione protestante, nel cimitero Olandese Alemanno di quella città.

Una strada di Roma, che muove da Piazza del Fante, reca il nome di Carlo Grabau e ricorda la medaglia con cui era stato decorato.

Le eredità familiari

Dopo la tragica scomparsa del fratello maggiore, Marcello, insieme all'altro fratello Enrico ed alle sorelle Enrichetta e Carlotta, si trovò improvvisamente erede di due grandi fortune, provenienti dalle zie paterne, Costanza e Carolina, poco prima della fine della prima decade del secolo. Il patrimonio ereditato comprendeva alcune prestigiose residenze fra cui la villa, eretta a Roma dall'imprenditore tedesco Wilhelm Hüffer (1821-1895), marito della zia Costanza, in via Nazionale, 191, ora sede dell'Archivio storico della Banca d'Italia. In aggiunta, due ville in Lucchesia ed un'altra, nella stessa provincia di Lucca, che tuttora costituisce uno scrigno d'arte, visitabile dai turisti nel paese di San Pancrazio. Marcello, ancora scapolo, ne conservò inoltre una quarta a Palmata, ora frazione di Lucca, primo insediamento italiano della famiglia. Contestualmente, iniziò a dedicare le sue energie nello sviluppo della proprietà Hüffer, nel cuore di Roma, insieme ad un'altra iniziativa di carattere immobiliare di cui più tardi acquisì il controllo.

Le elezioni politiche del 1913

La costituzione liberale concessa al Piemonte dal Carlo Alberto nel 1848, la cui validità fu estesa nel 1861 al Regno d'Italia, prevedeva l'elezione popolare della sola Camera dei deputati, mentre il Senato era di nomina Regia. Il sistema elettorale vigente dal 1848 - salvo una breve esperienza di applicazione dello scrutinio di lista negli anni della Sinistra storica - era basato su collegi uninominali ed il suffragio elettorale era fortemente limitato su base censitaria. A partire dalla prima riforma elettorale del 1882, il diritto di voto venne gradualmente esteso, a determinate condizioni di istruzione e di censo, fino alla proclamazione nel 1912 del suffragio elettorale universale maschile, con alcuni limiti per gli elettori di età compresa fra i 21 ed i 30 anni.

I collegi elettorali mantennero un carattere territoriale e fu in uno di questi - Capannori, un grosso paese agricolo a poca distanza dalle sue proprietà in provincia di Lucca - quello in cui Marcello Grabau decise di concorrere. I partiti politici non avevano ancora assunto la fisionomia che raggiunsero nel secondo dopoguerra ed i candidati appartenevano in parte preponderante alla borghesia liberale, di orientamento più moderato o più aperto al programma di riforme che caratterizzò l'età giolittiana.

Sensibile alla presenza familiare sul territorio, il futuro onorevole Grabau conobbe nel suo disegno un degno avversario, Alessandro Martini Marescotti. Di antica famiglia toscana, che godeva di notevoli appoggi sul territorio, ma evidentemente la sua immagine non aveva il richiamo di quella del suo avversario che prevalse inizialmente con 5.518 voti a favore contro i 4.248 ottenuti dall'avversario.

Il giorno seguente il giornale quotidiano della Provincia, "l'Esare", d'ispirazione cattolica, tributò alla vittoria il dovuto omaggio, dimenticando però di aver espresso stupore durante la campagna elettorale sul perché tante Pievanie e tanti religiosi avessero espresso aperta simpatia per il "luterano" Grabau.

L'elezione fu tuttavia annullata il 10 marzo 1915 a seguito delle contestazioni emerse durante le operazioni elettorali che indussero la Giunta delle elezioni della Camera dei deputati, nella seduta del 2 dicembre 1913, a promuovere una verifica del risultato per appurare i fatti.

La Relazione che la Giunta presentò all'Assemblea il successivo 1 marzo 1915, restituisce un prezioso e minuto quadro storico di realtà locale, venata dalle tensioni delle rivalità politiche, in cui si avverte l'eco quelle culturali ed economico-sociali che le alimentavano.

Il comitato ristretto di tre deputati - Giuseppe De Nava, presidente, Francesco Ciccarone e Giacomo Ferri, relatore - incaricato dalla Giunta di svolgere l'inchiesta sulle elezioni nel comune di Capannori, presentò all'unanimità le seguenti conclusioni:

"Capannori è, per tradizioni deplorevoli che risalgono al 1867, alle quali malauguratamente rimase fedele, segnalato come un centro di corruzioni elettorali enormi e perenni. Dagli esami e dalle informazioni assunte sul luogo in tre giorni di lavoro il Comitato si persuase

  • che allo spostamento elettorale concorsero competizioni comunali e specialmente quelle per la separazione da Capannori della frazione di Porcari, eretta a Comune;

  • che decisamente influirono sull'esito dell'elezione le corruzioni e le coercizioni religiose.


Da mesi prima dell'elezione tutte le osterie del collegio distribuivano gratuitamente a tutti vino e cibarie al grido di Viva Grabau! (...) Le spese salivano a migliaia di lire per sera in diversi comuni; i preti e i frati di diverse parrocchie impostarono, nell'ultimo periodo, la lotta come una questione religiosa: tenevano discorsi in pubblico, dal pergamo e dalla finestra delle canoniche, in concorso del loro candidato preferito, il luterano Grabau; affiggevano manifesti scritti da essi sulle porte delle chiese e spiegavano una propaganda attivissima nelle case, agendo specialmente sulle donne, che erano come indiavolate contro lo scomunicato Martini, e minacciavano i mariti, considerando dannati quelli che non avessero votato contro il Martini. (...) Tutto questo complesso di fatti di straordinaria importanza, intensità ed estensione, impressionò notevolmente il Comitato. Che di fronte a tutto ciò, per quanto da molti si ritenga che anche da una nuova elezione possa riuscire vittorioso il Grabau, (...) per la moralità, per la sincerità e per la libertà elettorale, (...) propone unanime l'annullamento".  


Il successivo 4 marzo, il neoeletto deputato Grabau indirizzò a tutti i deputati una memoria difensiva di 16 pagine - di cui si conserva l'originale fra le carte dell'archivio privato del deputato, donato alla Camera dei deputati il 28 gennaio 2021 - compiutamente corredata da una serie di documenti dirimenti sulla realtà dei fatti. Rivolgendosi ai colleghi scrisse:


"Per quella verità e per quella giustizia che il Comitato inquirente e la Giunta delle elezioni si propongono di far trionfare, per quella luce più completa sul fatto elettorale di Capannori, cui nessuno deve rinunziare, io sento il dovere di portare a conoscenza dei Colleghi che, dopo che il Comitato d'inchiesta ebbe espletate le sue indagini, dopo che la Giunta le ebbe suffragate col suo voto, sono avvenuti fatti, che hanno gettato una maggiore copia di luce sulla mia elezione, fatti - che se avessero potuto essere a conoscenza della Giunta - io ritengo la avrebbero indotta a una ben diversa deliberazione; perché essi distruggono nella loro essenza le principali ragioni su cui la Giunta delle Elezioni si è basata per proporre l'annullamento della mia elezione.

I fatti nuovi sono riassunti nei documenti, che qui appresso pubblico, e di cui il principale è una sentenza della Camera di Consiglio del Tribunale di Lucca, che riduce nei confini della realtà la montatura, che si creò intorno alla mia elezione, assolvendo per inesistenza di reato gli autori dei fatti, che tanto avevano impressionato il Comitato inquirente. A questo si aggiunga l'esito delle elezioni amministrative pur riportato negli allegati e che è riprova della sincera e spontanea volontà del Corpo elettorale.

Tali fatti nuovi, avvenuti, dopo che la Giunta già aveva sentenziato - per obiezioni di natura incidentale - non furono da essa presi in esame. Giudico per me doveroso portarli a conoscenza dei Colleghi - non per indurli a deliberazione diversa da quella proposta dalla Giunta delle Elezioni - ma unicamente per far conoscere la verità, tutta la verità, quale scaturisce obiettivamente dai documenti qui allegati".


Parole misurate e piene di dignità, a cui faceva seguito una compiuta ricostruzione dei fatti, contenuta nei documenti citati, che rendeva giustizia rispetto alle colorite argomentazioni sollevate a titolo polemico nelle contestazioni alla prima elezione. Successivamente, i fatti diedero ragione a Marcello Grabau che, confermando la previsione formulata dal Comitato inquirente, risultò vincitore nella nuova elezione, aumentando di circa duemila voti - da 5.518 a 7.415 - il numero di consensi conseguiti rispetto alla prima votazione.

L'attività parlamentare nella XXIV legislatura del Regno d'Italia, 1913-1919

L'elezione fu quindi definitivamente convalidata il 20 maggio 1915, ma già appena quattro giorni dopo, come recita la prima strofa di una nota canzone patriotica "Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il 24 maggio".

Con mobilitazione ad effettivo attivo, col suo grado ed anzianità al 31 gennaio 1912, Marcello Grabau era stato assegnato al Reggimento Genova Cavalleria. Fu richiamato in servizio il 9 maggio 1915, giunto in territorio di guerra il 4 agosto 1915, inviato in congedo invernale il 22 novembre e iscritto nel ruolo di ufficiale di complemento nel gennaio 1918 con la qualifica di Capitano, per poi raggiungere negli anni il ruolo di Tenente Colonnello. Durante il periodo della guerra svolse un compito di costante collegamento tra il Governo e lo Stato Maggiore dell'Esercito. Ricordava le sue ispezioni nelle trincee e di queste ricordava che erano state l'unica occasione in cui aveva fumato sigarette, l'unico antidoto al terribile odore che vi si respirava. Da quelle ispezioni tuttavia trasse anche una profonda consapevolezza delle condizioni di vita dei militari al fronte, che divennero uno degli argomenti prioritari del suo impegno di deputato.

Con il conferimento dei pieni poteri da parte del Parlamento, il 20 maggio 1915, il Governo del re si vide riconosciuta la facoltà "di emanare disposizioni aventi valore di legge per quanto sia richiesto dalla difesa dello stato, dalla tutela dell'ordine pubblico e da urgenti o straordinari bisogni dell'economia nazionale".  Il Governo aveva inoltre la facoltà di ordinare le spese necessarie e di provvedere con mezzi straordinari ai bisogni del Tesoro ed era autorizzato ad esercitare provvisoriamente, in quanto non approvati per legge e non oltre il 31 dicembre 1915, i bilanci per le Amministrazioni dello Stato nell'esercizio 1915-1916, nonché a provvedere i mezzi straordinari per fronteggiare gli eventuali deficit di bilancio derivanti da aumenti di spesa o da diminuzioni di entrate.

Le circostanze e le norme limitavano quindi fortemente l'autonomia del Parlamento rimodulandone di fatto il ruolo istituzionale che fino ad allora gli era stato riconosciuto dall'ordinamento liberale. Ai parlamentari rimase la possibilità di recuperare qualche spazio di manovra nell'esercizio della funzione di controllo ed è agli strumenti tipici di questa funzione cd. di "sindacato ispettivo" - l'interrogazione (domanda su fatti, per verificare se il governo ne sia al corrente e sollecitarne di conseguenza rimedi e ulteriori informazioni) e l'interpellanza (domanda al governo su politiche da esso condotte o che intenda condurre) - entrambi necessariamente rivolti al Presidente del Consiglio dei Ministri o ai singoli Ministri competenti, che l'on. Grabau fece prevalente ricorso nell'esercizio del suo mandato parlamentare.

Accessibili ora dal Portale storico della Camera dei deputati (https://www.storia.camera.it), le sue iniziative, fra il 1 dicembre 1915 ed il 21 novembre 1918, coprono tutto il periodo della guerra ed affrontano, con la evidente competenza derivante da una diretta partecipazione ai fatti, tutti i temi salienti della politica e dell'economia propri di quel particolare contesto storico. In particolare, riguardano prevalentemente questioni relative alla conduzione del reclutamento militare, alle condizioni materiali di vita dei combattenti ed al coordinamento delle iniziative delle amministrazioni governative competenti1. Al tempo stesso, altre analoghe iniziative evidenziano l'attenzione del deputato per le condizioni di vita delle famiglie che, nel fronte interno e specialmente nelle zone rurali, si erano ritrovate a far fronte alle esigenze di vita in assenza dei mariti o dei figli inviati a combattere 2.

Da ultimo, a guerra conclusa, il 21 novembre 1918, chiese al Ministro della Guerra se intendesse "disporre che tutti i militari rimasti figli unici per aver perduto l'unico fratello durante la presente guerra, e tutti i figli unici di madre vedova siano immediatamente inviati in licenza in attesa di congedo". Il successivo 1 dicembre, il Ministro Zupelli risponse a tale sollecitazione ribadendo il "vivo desiderio del Governo, rispondente a necessità di ordine superiore, che le operazioni di smobilitazione dell'Esercito procedano con ritmo costante e regolare e, data la loro innegabile complessità, è perciò necessario farvi luogo adottando criteri e provvedimenti che per semplicità garantiscano la esatta e celere esecuzione da parte degli incaricati. A tali fini - aggiungeva tuttavia il Ministro - non gioverebbero provvedimenti e criteri che volessero tener conto di particolari posizioni che, dovendo essere accertate e vagliate, non solamente intralcerebbero i provvedimenti generali, ma porterebbero, quasi certamente, a ritardare lo stesso licenziamento di coloro che dovrebbero esserne beneficiati". Per tali considerazioni, non era quindi possibile adottare le disposizioni perorate dall'on. Grabau al quale rimaneva comunque di aver dato testimonianza, nell'impegno parlamentare, della sua consapevolezza di ufficiale che aveva condiviso insieme ai suoi soldati le tragedie della guerra.

Successivamente, fino alla fine della legislatura, le preoccupazioni del deputato sono testimoniate da altre iniziative dello stesso tenore: il 5 marzo 1919, insieme al collega on. Luigi Cavina, chiede di interrogare il Ministro delle Finanze "per conoscere se e come intenda sistemare la posizione dei custodi idraulici, e se non creda di equipararne la posizione agli analoghi ufficiali del Genio civile"; ed ancora il 14 luglio 1919, si rivolge sia al Ministro della Guerra, per sensibilizzarlo riguardo ai tempi di espletamento delle procedure relative alle domande di licenza illimitata3 sia ai Ministri della Guerra e dell'Agricoltura, per richiamarne l'attenzione sulle esigenze produttive dei poderi a conduzione famigliare e dei nuclei di persone che ne traevano sostentamento e lavoro4.

Nel frattempo tuttavia, si venne acquisendo diffusamente la percezione che, a livello mondiale, la guerra aveva rappresentato dal punto di svolta epocale, una "soglia di non ritorno" che imponeva ai governi ed ai cittadini di confrontarsi con un tempo nuovo. Erano segni evidenti di questa nuova epoca la grave crisi economica e finanziaria, i problemi della ricostruzione post-bellica, le agitazioni sociali, la situazione internazionale ed i problemi connessi alla ratifica dei trattati di pace, l'iniziativa dei legionari di D'Annunzio a Fiume, il consolidarsi di nuovi schieramenti politici, articolati su due principali partiti, coesi al loro interno e non inclini al compromesso politico, la cui affermazione veniva di fatto agevolata dall'introduzione, il 15 agosto 1919, di un sistema elettorale caratterizzato dalla rappresentanza proporzionale e dallo scrutinio di lista. Questo nuovo sistema elettorale, anziché porvi rimedio, finì per accentuare la crisi delle tradizionali forze liberali e riformiste che avevano sostenuto la grande maggioranza giolittiana.

In previsione delle nuove elezioni politiche che si svolsero il 16 novembre 1919, il territorio nazionale fu diviso in 54 circoscrizioni in cui vennero accorpati i precedenti collegi uninominali. In ciascuna delle nuove circoscrizioni dovevano essere eletti da 5 a 20 deputati, secondo il numero degli abitanti: il vecchio collegio di Capannori, insieme a quelli di Lucca, Borgo a Mozzano, Pescia, Pietrasanta, Massa, Castelnuovo in Garfagnana e Pontremoli, entrò a far parte della circoscrizione di Lucca e Massa Carrara, a cui fu assegnata l'elezione di 8 deputati.

Nell'ottobre 1919, l'on. Grabau, che aveva aderito al Partito popolare italiano, fondato da Luigi Sturzo il 18 gennaio precedente, indirizzò ai suoi vecchi elettori una lettera programmatica5, riepilogando gli ambiti in cui si era espresso il proprio impegno politico nella precedente legislatura ed i risultati che era stato possibile conseguire nel duro periodo della guerra. "La mia condotta politica - scrisse - nei gravi frangenti è nota, perché risulta non solo dagli atti parlamentari, ma fu divulgata dalla pubblica stampa, dai numerosi discorsi che ho tenuto e in Parlamento e nelle Assemblee locali e in molte altre circostanze". Ed aggiunse: "I problemi principali della nostra regione io li avevo riassunti in una formula vasta, che comprendeva l'intensificazione della nostra agricoltura, mercè opere di irrigazione e di bonifica e l'intensificazione della nostra industria e dei nostri commerci, mercè mezzi di trasporto rapidi ed economici col mare. Era su queste idee sintetiche che io, nel mio programma elettorale del 1913 avevo posto le basi essenziali per il nuovo rigoglio che auspicavo per la nostra terra. Questi gravi problemi non li dimenticai da deputato, e qui voglio rendere conto dell'opera che in proposito ho esplicato, perché l'azione mia ha ottenuto i concreti risultati, che significano la soluzione politica di annose questioni".

Questi risultati riguardavano in particolare la realizzazione di una serie di opere infrastrutturali d'interesse economico locale, fra cui canali navigabili e canali irrigatori; la bonifica del Bientina "e delle terre contermini che impaludignano fino a Sorbano del Vescovo"; il completamento del "Ricovero di Marlia", un ospedale militare messo a disposizione della Croce Rossa, e l'avvio delle procedure per la realizzazione del Sanatorio provinciale, promossa dalla locale "lega antitubercolare", appositamente costituita dall'on. Grabau, insieme ad un gruppo di amici e sostenitori.

Ricordava inoltre l'impegno profuso nel Comitato centrale di azione civile di Capannori e nella Federazione dei Comitati rurali, nell'Opera lucchese per gli orfani di guerra e nell'Ufficio volontario pro pensioni di guerra: erano queste le sedi del suo impegno concreto rispetto alle esigenze di un territorio nel quale le conseguenze della guerra avevano aggravato i problemi economici e sociali preesistenti.

La competizione si svolse fra sei liste concorrenti: quella dei Liberali indipendenti, che aveva per contrassegno l'Ancora con catena; quella dei Combattenti, simboleggiata da una Campana; quella del Partito Popolare Italiano, con lo Scudo crociato su cui campeggiava il motto "Libertas"; quella Liberale, con lo Stemma Reale; quella liberale democratica, con la "Stella raggiata" e quella Socialista ufficiale, con "il Martello e la Falce entro una corona di spighe6".

Il Partito Popolare ottenne il maggior numero dei voti di lista (22.053), seguito dal Partito socialista (21.172) e dagli altri partiti concorrenti (Liberali, 14.660; Liberali democratici, 14.386; Combattenti, 11.089 e Liberali indipendenti, 65). Nella ripartizione proporzionale degli otto seggi complessivamente assegnati al Collegio di Lucca e Massa-Carrara, due andarono ai popolari, due ai socialisti e due ai liberali; seguirono con un solo seggio le liste dei combattenti e dei liberali democratici.

Nella lista popolare, conseguirono il maggior numero di preferenze gli onn. Vincenzo Tangorra e Nicolao Brancoli-Busdraghi; il deputato uscente, on. Marcello Grabau risultò il quinto più votato e tale risultato non fu sufficiente ad assicurargli la riconferma nel seggio parlamentare.

Prima delle elezioni, Giovanni Giolitti gli aveva manifestato la sua intenzione di averlo come sottosegretario all'Agricoltura; ma il risultato delle elezioni e le vicende politiche che ne seguirono dimostrarono che il mondo era definitivamente ed irreversibilmente cambiato.

Il periodo fra le due guerre

L'uscita dall'impegno politico attivo non fece venir meno l'impegno culturale e pubblicistico dell'on. Grabau, sebbene con il graduale consolidarsi dello Stato fascista le sue attività tornarono a concentrarsi nel settore imprenditoriale. La sua cultura economica, la sua intelligenza finanziaria e la sua esperienza nel settore vitale dell'agricoltura, ne facevano comunque un prezioso punto di riferimento sui temi della politica economica, sia pur entro i crescenti limiti di autonomia di pensiero ed azione imposti dalle circostanze generali.

Risalgono agli anni Venti e Trenta una serie di suoi interventi di cui rimane traccia nel suo archivio personale: una relazione sulla situazione finanziaria intitolata "Analisi delle imposte sull'agricoltura"; alcuni scritti sulla "Rivoluzione finanziaria operata dal Regime fascista"; una serie di studi del 1926 sulla "Mobilizzazione della proprietà fondiaria"; un promemoria dattiloscritto relativo alle "Imposte sulle terre" ed una serie di articoli pubblicati a sua firma su "L'idea nazionale" ed infine un promemoria sulla "Battaglia della lira" avviata dal discorso di Mussolini a Pesaro, il 18 agosto 1926, in cui, per fare fronte ai problemi di svalutazione che avevano afflitto la moneta nazionale rispetto al periodo precedente la Grande Guerra, aveva prospettato l'obiettivo di "quota 90" lire per una sterlina rispetto al cambio allora corrente di circa 153 lire per una sterlina.

Da quegli anni in poi, l'archivio personale e la memorialistica familiare si fanno più frammentari, forse anche in relazione all'involuzione autoritaria dell'ordinamento interno ed agli eventi che in breve tempo condussero ad una nuova guerra mondiale. Intervennero nel frattempo la nomina al grado di Tenente Colonnello, con anzianità dal 25 aprile 1929 e poi a Colonnello, con anzianità dal 1 gennaio 1938. Intervenne parimenti il conferimento dell'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia, il 6 dicembre 1934.

Molte delle famiglie che un tempo avevano animato la cultura e la vita politica e sociale dell'età giolittiana vissero tuttavia in quegli anni un graduale ritrarsi dalla vita pubblica, cercando di arginarne, per quanto possibile, gli effetti più invasivi. Rimaneva il conforto delle vaste distese boschive del grande Altopiano che sovrasta la piana di Lucca, denominato Altopiano delle Pizzorne, dove potersi almeno temporaneamente rifugiare. Un ambiente naturale destinato a nutrire la crescita del castagno selvatico, trasformato poi in carbone di legno, quest'ultimo solo fornitore, sino alla fine della seconda guerra mondiale, del combustibile necessario alla cottura degli alimenti. Durante l'estate la vasta superficie era punteggiata dal fumo, azzurro e gentile, che usciva da piramidi di terra dentro cui, sapientemente disposti, il legno ripercorreva all'inverso, parzialmente, il processo di fotosintesi e si trasformava in carbone.

Il ricordo di quel contesto, rimasto immutato per secoli, fu bruscamente sopravanzato dei drammi di una nuova guerra che investirono l'intera società italiana.

Dopo il progressivo arretramento miliare delle forze dell'Asse in Nordafrica, lo sbarco delle forze alleate in Italia ed il progressivo avanzamento degli eserciti angloamericani lungo la Penisola, la famiglia Grabau fu costretta ad abbandonare Roma distribuendosi, per limitare il pericolo per le loro vite, tra diverse residenze di famiglia: due figli a Lucca, l'on. Grabau ed il suo figlio più piccolo a San Pancrazio, le donne ed un altro figlio a San Colombano. Alla fine, nel giugno del '44 la Lucchesia era nelle mani degli alleati: era la salvezza, nella gioia di essere sopravvissuti e nell'angoscia per il futuro personale e dell'intero Paese.

L'impegno per la ricostruzione nel dopoguerra fu tutt'altro che agevole tanto al livello politico nazionale quanto a quello privato delle singole imprese e delle persone nelle realtà più disparate e disastrate del Paese. A Roma, la Società Materiali Laterizi, di cui Marcello Grabau era divenuto proprietario, aveva realizzato una serie di stabilimenti per la fabbricazione dei mattoni con cui, da tempo immemorabile, era stata costruita Roma, utilizzando l'argilla che si trovava nell'immediato sottosuolo adiacente per trasformarla in laterizi. L'avvento del cemento armato e delle sue strutture edilizie aveva condannato alla prossima estinzione l'attività di produzione dei laterizi come elementi fondamentali, ma i terreni su cui sorgevano le fabbriche erano naturalmente destinati all'espansione della città a partire da piazzale degli Eroi verso il sud con la successiva costruzione della via Olimpica.

Erano queste le prospettive che Marcello Grabau avrebbe lasciato ai suoi eredi. Trascorse i suoi ultimi anni nella residenza di via Nazionale, a Roma. Il 5 novembre 1960, sul piazzale della Villa Hüffer, un Plotone d'Onore dell'Esercito gli rese l'ultimo presentatarm.




1) In tale ambito, le iniziative che l'on. Grabau rivolge al governo riguardano le pene per gli autori di frodi militari (2 marzo 1916); notizie dei militari ricoverati negli ospedali (2 marzo 1916); viaggi dei militari (2 marzo 1916); militari affetti da tubercolosi (6 dicembre 1916); militari della classe 1898 al corso allievi ufficiali (20 giugno 1917); promozione degli ufficiali feriti (11 luglio 1917); militari rimpatriati dalla prigionia (23 aprile 1918); visite severe per giovani riformati (23 aprile 1918); militari incorporati fuori della loro arma (23 aprile 1918); unità d'indirizzo ai Ministeri della guerra e delle armi e munizioni (24 aprile 1918); quadri degli ufficiali in servizio permanente (8 agosto 1919); richiamo in servizio degli ufficiali esonerati (23 aprile 1918); intenso sfruttamento dei militari (23 aprile 1918); membri di commissioni aventi obbligo di servizio militare (23 aprile 1918); carriera degli ufficiali di cavalleria, (13 giugno 1918); concessione di onorificenza cavalleresca agli ufficiali (12 giugno 1918); trasferimento di ufficiali territoriali nelle armi combattenti, (15 giugno 1918).

2) Analogamente, si rilevano interrogazioni e interpellanze in materia di bonifica del Bientina e delle terre contermini (2 marzo 1916); ritardi nella concessione di esoneri agricoli (18 ottobre 1917); esoneri agricoli fra le varie provincie (18 ottobre 1917); spreco di energia elettrica (12 febbraio 1918); sulla conciliabilità con la politica di guerra della larghezza consentita nella circolazione delle automobili per uso privato (18 dicembre 1917); ordine ai prefetti di requisizione dell'olio (12 febbraio 1918); crisi dei foraggi (12 febbraio 1918); penuria della carne da macello (12 febbraio 1918); licenze agricole per la semina, (21 novembre 1918).

3) «Il sottoscritto chiede d'interrogare il ministro della guerra, per conoscere quali provvedimenti intenda prendere affinché le domande di licenza illimitata possano, essere rapidamente istruite, anziché attardarsi in un lento ordine precedente che ne ostacola l'effettuazione».

4) «Il sottoscritto chiede d'interrogare i ministri d'agricoltura e della guerra, per conoscere per quali ragioni non emanino disposizioni atte a far sì che ogni podere a conduzione familiare abbia almeno due braccia valide, in modo che vi si possa realmente intensificare la produzione».

5) Copia originale a stampa della "Lettera ai suoi vecchi elettori", Lucca: Tipografia G. Casini, Ottobre 1919 è conservata presso l'Archivio storico della Camera dei Deputati, fra i documenti dell'archivio personale dell'on. Marcello Grabau.

6) La descrizione delle liste concorrenti e dei risultati delle elezioni è contenuta nella "Statistica delle elezioni generali politiche per la XXV legislatura (16 novembre 1919), curata dal Ministero per l'industria, il commercio ed il lavoro. Ufficio Centrale di statistica, Roma: Stabilimento poligrafico per l'amministrazione della guerra, 1920, pp. 66-67.