L'archivio del Parlamento napoletano, conservato presso la Camera dei deputati, è costituito dalla documentazione che nel marzo del 1850, ad un anno dalla chiusura di esso, il commissario di polizia Maddaloni fece requisire e che nel 1861 - grazie all'intervento di Silvio Spaventa segretario generale di luogotenenza per il Ministero dell'interno e di polizia - venne trasmesso a Torino. A questo primo nucleo, negli anni successivi, si aggiunse altra documentazione rinvenuta a Napoli presso l'archivio del soppresso Ministero di polizia ed il trasferimento venne ultimato nel 1863. La consistenza attuale è di molto inferiore a quella che emerge dagli elenchi dell'epoca rispetto ai quali risultano mancanti alcune serie. I documenti sono ordinati per fascicoli con numerazione progressiva in ciascuna serie. Gli inventari analitici riguardano il materiale documentario relativo agli Archivi dei due rami del Parlamento. L'inventario analitico, riportato con alcuni adattamenti nell'inventario informatizzatoFEA a cura dell'Archivio storico, è stato redatto da Carla Lodolini Tupputi [[nota:Il Parlamento napoletano del 1848-1849. Storia dell'istituto e inventario dell'archivio, a c. di Carla Lodolini Tupputi, Roma 1992 (Camera dei deputati, Archivio storico, Fonti di storia parlamentare)]].
124 fascicoli
Il fondo del Regno si compone di numerose serie che documentano l'attività sia legislativa che amministrativa della Camera dei deputati nel periodo storico compreso tra il 1848 e il 1943.
In questo fondo sono comprese anche le carte che si riferiscono alle vicende parlamentari degli anni precedenti l'unità d'Italia (1848-1861): infatti, pur nella consapevolezza che esiste una cesura tra il Parlamento subalpino e il Parlamento del Regno d'Italia, si è operata questa scelta in relazione a due principali ragioni: la sostanziale continuità della struttura amministrativa della Camera in tutto questo periodo; gli elementi di continuità registrati anche dal punto di vista archivistico. La documentazione dell'attività parlamentare efficacemente conservata dal Parlamento subalpino (con la nomina di un funzionario ad hoc, l'archivista bibliotecario, Leonardo Fea) si è mantenuta costante anche in occasione dei trasferimenti della capitale, prima a Firenze, poi a Roma, quando le carte dell'Archivio subalpino vengono trasferite unitamente alle pregiate scaffalature che le contenevano. Nel corso del Novecento, attraverso i numerosi versamenti, le varie serie di cui si compone il fondo del Regno hanno continuato ad incrementarsi e a riflettere, così come era avvenuto nell'Ottocento, l'evolversi delle complesse vicende storiche del paese ed i grandi mutamenti politici ed istituzionali.
Le diverse serie archivistiche del Regno contengono documenti che rispecchiano l'attività parlamentare nei suoi aspetti più peculiari: i Verbali d'Aula, che costituiscono il principale strumento di certezza giuridica sull'attività della Camera; i Verbali degli Uffici, attraverso i quali è possibile ricostruire l'iter legislativo preparatorio dei singoli provvedimenti (tra il 1848 ed il 1920 l'istruttoria fu sempre affidata a questi "uffici" salvo i cinque anni - 1868/73 - in cui fu introdotto il sistema delle "tre letture"; e continuò in via assolutamente prevalente anche negli anni 1888-1920 quando il regolamento prevedeva la coesistenza dei due sistemi di esame); Disegni e proposte di legge e incarti delle Commissioni, che contengono documentazione varia ed inedita, raccolta dalle Commissioni incaricate dell'esame dei vari progetti di legge; l'ampia serie delle Commissioni d'inchiesta, attraverso cui si ricostruiscono alcuni degli episodi più importanti e controversi della storia del Regno d'Italia (ad es. la Commissione sul brigantaggio, sulle rotte del Po, sullo scandalo delle banche, etc); ed inoltre le serie delle mozioni, interpellanze, interrogazioni, strumenti attraverso i quali la Camera esercita la funzione ispettiva e di indirizzo sull'operato del Governo; e ancora i Messaggi; le Petizioni; i Verbali elettorali. Vi sono poi alcune serie che documentano l'attività della Camera sotto il profilo amministrativo come la Questura, o dei suoi rapporti con l'Amministrazione Pubblica, gli altri organi costituzionali, personalità e Stati esteri, nonchè con i privati cittadini, come gli Incarti di segreteria. Sono presenti, infine, alcune serie riguardanti aspetti biografici di deputati di vari periodi, quali le Carte di parlamentari (1905-1923), documenti relativi ad un piccolo nucleo di deputati che svolsero la loro attività nel primo ventennio di questo secolo, e le Schede anagrafiche dei deputati (1909-1943), compilate all'inizio di ogni legislatura con i dati anagrafici e la firma autografa dei parlamentari.
All'indomani del 25 luglio 1943 si era diffuso l'orientamento di ridare vita alle istituzioni liberali del periodo pre-fascista. Il 2 agosto dello stesso anno il Regio decreto-legge n. 705 scioglieva la Camera dei Fasci e delle Corporazioni e stabiliva che entro quattro mesi dalla fine della guerra si dovessero svolgere le elezioni per la nuova Camera dei deputati. Gli eventi bellici e politici successivi non consentirono la realizzazione di questo progetto ed evidenziarono la necessità di una complessiva revisione dell'intero assetto istituzionale. Con il decreto legge luogotenenziale 25 giugno 1944, n. 151, si stabiliva che alla fine della guerra si dovesse eleggere una Assemblea Costituente a suffragio universale diretto e segreto, per scegliere la nuova forma di Stato e preparare la nuova Carta costituzionale. Contemporaneamente il Presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi nominò i Presidenti della Camera e del Senato nelle persone di Vittorio Emanuele Orlando e Pietro Tomasi della Torretta, per sottolineare una ideale continuità tra l'antica Camera dei deputati e l'Assemblea che sarebbe stata liberamente eletta sulla base della nuova Carta costituzionale. Inoltre, in preparazione di una assemblea elettiva che rappresentasse il Paese nei confronti del Governo e che assumesse il potere legislativo, ancora nelle mani dell'Esecutivo, si pensò di dar vita ad un organismo che, anche se non elettivo, affiancasse il Governo esprimendo pareri su questioni normative di particolare rilevanza. Con il decreto legislativo luogotenenziale 5 aprile 1945, n. 146, si istituì la Consulta nazionale. Questa fu un organismo tipico dei periodi di transizione, creata al fine di ovviare alla mancanza di organi parlamentari ai quali si poteva dar vita solo dopo la riorganizzazione dello Stato. La Consulta nazionale predispose, tra l'altro, la legge elettorale per l'Assemblea Costituente. Per quanto riguarda il suo funzionamento, la Consulta nazionale si avvalse dell'apparato amministrativo della Camera dei deputati la quale, anche se in misura ridotta, svolgeva una sua attività amministrativa attraverso il Segretariato generale. Le vicende politiche post-belliche trasformarono il quadro che era stato delineato in precedenza. Il decreto legislativo luogotenenziale 16 marzo 1946, n. 98, integrò e modificò il decreto n. 151 del 1944, affidando ad un referendum popolare la decisione sulla forma istituzionale dello Stato e aggiungendo che, qualora la maggioranza degli elettori votanti si fosse pronunziata a favore della Repubblica, l'Assemblea Costituente, come suo primo atto, avrebbe eletto il Capo Provvisorio dello Stato. L'archivio del periodo di transizione istituzionale comprende il gruppo di fondi Camera dei deputati: ricostituzione ed epurazione (1944-1947), Consulta nazionale (1945-1946), Referendum istituzionale (1946), Assemblea Costituente (1946-1948) e si pone quale anello di congiunzione fra le due grandi partizioni in cui è organizzato gran parte del patrimonio dell'Archivio storico della Camera dei deputati: Archivio della Camera regia (1848-1943) e Archivio della Camera repubblicana, a partire dal 1948. I fondi della Consulta nazionale e dell'Assemblea Costituente hanno una struttura complessa che riflette l'organizzazione e le funzioni tipiche delle assemblee legislative. Il fondo del Referendum istituzionale è costituito essenzialmente dai verbali delle sezioni elettorali relativi alle operazioni di voto del 2 giugno 1946. Il fondo Camera dei deputati: ricostituzione ed epurazione comprende gli incarti della Segreteria della Camera per il periodo 1944-1948, i verbali relativi alla Presidenza di Vittorio Emanuele Orlando (1944-1946), i verbali della Commissione per l'epurazione del personale della Camera. La struttura amministrativa della Camera funzionò per tutto il periodo di transizione quale apparato servente sia della Consulta che dell'Assemblea Costituente e per ognuna di esse curò la documentazione organizzandola in serie autonome e distinte (Consulta nazionale e Camera dei deputati) o unitarie (Assemblea Costituente).
Gli Archivi del periodo repubblicano, in ragione della grande quantità e varietà di materiale documentario che ad essi affluiscono, sono strutturati in un Gruppo di quattro fondi, a loro volta costituiti da varie serie e tipologie di documenti, con una estensione temporale dal 1948.
L'articolo 11 del regolamento dell'Archivio storico stabilisce che l'Istituto "ha la facoltà di acquisire archivi o documenti di parlamentari, ex-parlamentari ed ex funzionari della Camera ed altri fondi privati". Sulla base di questa disposizione, l'Archivio storico rivolge grande attenzione all'acquisizione, alla tutela ed alla conservazione dei fondi archivistici privati.
E' stato così possibile affiancare alla documentazione istituzionale le testimonianze ed i documenti relativi a significative esperienze personali ed a movimenti politici di particolare interesse storico.
Si tratta di un gruppo di fondi che per diversi motivi presentano aspetti peculiari; alcuni riguardo al tipo di supporto su cui sono conservati i documenti (ad es. sonoro, magnetico, digitale, fotografico); altri per il carattere di specialità rispetto alla normale tipologia del materiale documentario prodotto e raccolto dall'istituzione parlamentare nello svolgimento della propria attività legislativa e amministrativa (si tratta infatti di disegni ed oggetti . Tutti i fondi sono comunque legati all'attività della Camera.