Consulta nazionale (25.09.1945 - 10.05.1946)

L'atto costitutivo della Consulta fu il decreto legislativo luogotenenziale 5 aprile 1945, n. 146: secondo l'articolo 1 essa esprimeva "pareri sui problemi generali e sui provvedimenti legislativi che le vengono sottoposti dal Governo". Tale richiesta di pareri, non vincolante per il Governo, era obbligatoria solo in materia di bilancio e rendiconti dello Stato, di imposte, salvo i casi di urgenza, e riguardo alle leggi elettorali.

Era parimenti facoltà del Governo rivolgere la richiesta di parere a una delle Commissioni, ovvero all'Assemblea plenaria. Le Commissioni erano 10: I affari esteri, II affari politici ed amministrativi, III giustizia, IV istruzione e belle arti, V difesa nazionale, VI finanze e tesoro, VII agricoltura e alimentazione, VIII industria e commercio, IX lavoro e previdenza sociale, X ricostruzione, lavori pubblici e comunicazioni. Con il decreto 31 agosto 1945, n. 539 furono fissate le "norme regolamentari per la costituzione e il funzionamento della Consulta nazionale": venivano stabiliti i casi di incapacità dei Consultori, le modalità di nomina e decadenza; la composizione dell'Ufficio di Presidenza: un Presidente, due Vicepresidenti, quattro Segretari e quattro Questori. L'articolo 13 stabiliva inoltre che "la Consulta per il suo funzionamento si avvale dei locali e dei servizi della Camera dei deputati". Altra fonte normativa per il funzionamento della Consulta fu il regolamento interno che essa elaborò in base alla facoltà accordatale dall'articolo 29 del citato decreto legislativo luogotenenziale 539/45. Con il regolamento si delinearono e resero più vaste le prerogative dell'Assemblea introducendo istituti non previsti inizialmente quali il potere di interpellanza e interrogazione e l'iniziativa legislativa. Una delle più importanti innovazioni apportate dal regolamento adottato fu la scelta del voto palese come strumento prevalente di voto, giustificato dal carattere consultivo dell'Assemblea. Altro punto fondamentale del regolamento furono le competenze dell'Assemblea plenaria rispetto alle Commissioni. Alla prima furono demandate le materie sulle quali il decreto istitutivo della Consulta prevedeva il parere obbligatorio (bilanci, imposte e leggi elettorali). Al presidente della Consulta veniva riservato il potere, a discrezione o su richiesta del Governo, di riunire due o più Commissioni per dare pareri su provvedimenti di comune interesse. La Consulta si sciolse il 1° giugno 1946 in concomitanza con l'elezione dell'Assemblea Costituente; l'ultima seduta dell'Assemblea plenaria (la quarantesima) ebbe luogo il 9 marzo 1946, mentre le commissioni legislative proseguirono i lavori fino al 10 maggio. Inventario analitico (1997), contenuto nel volume Informatica in Archivio. Il progetto FEA, in Quaderni dell'Archivio storico, n. 5, Camera dei deputati 1987. Inventario analitico informatizzato con immagini digitali allegate ad ogni singola unità archivistica descritta (2001)

Consulta nazionale

2 immagini
25.09.1945 - 10.05.1946

232 fascicoli

10 faldoni-buste

4 volumi

4 registri

1.5 metri lineari